CREATIVITA' E INDIVIDUAZIONE, dualità del processo creativo
Lo psicoanalista Carl Gustav Jung iniziò la sua carriera come allievo di Freud
ma ad un certo punto intraprese una propria ricerca che lo portò ad
esplorare in profondità la natura della creatività.
Per Jung, ogni
persona creativa è una dualità o una sintesi di attitudini
contraddittorie.
Da
un lato è un essere umano con una vita personale, dall’altro è un
impersonale processo creativo strumento del suo lavoro e ad esso
subordinato.
In quanto essere umano può apparirci dotato di una
specifica personalità, tuttavia possiamo comprenderlo nel suo lato
artistico solo vagliando i frutti del suo lavoro.
Non possiamo
aspettarci che sia lui ad interpretarli, ha già fatto del suo meglio
dando loro forma; ogni possibile esegesi va lasciata agli altri e al
futuro.
Per coglierne il significato dobbiamo consentire alla sua
opera di plasmarci così come è accaduto a lui, vale a dire dobbiamo
consentire alle forze creative di entrare in noi. In questo modo
riusciremo a comprendere la natura della sua esperienza.
Constateremo che il
suo operato ha influito sulle capacità di guarigione e di redenzione
della psiche collettiva, che è riuscito a penetrare la Matrix
della vita: questa grande membrana che tiene assieme tutti gli uomini e
impartisce alla loro esistenza un ritmo comune consentendo all’individuo
di comunicare i propri sentimenti per tutelare l’integrità umana.
Senza rendersene conto l’artista recupera e trasmette una conoscenza primordiale che fa parte sia di una visione del mondo superiore, sia di una via realizzativi o come Jung dice di una Via di individuazione,
ma sostanzialmente un medium un tramite di un sapere antico e mai
spento. Per la psicologia analitica l’artista ermetico da forma agli
archetipi universali e da voce ad aspetti dell’inconscio collettivo.
Scultura " Medusa" di A. Iurilli DUhamel
Commenti
Posta un commento