CREATIVITA' E INDIVIDUAZIONE, dualità del processo creativo

 
Articolo di
Antonella Iurilli Duhamel

 


Lo psicoanalista Carl Gustav Jung iniziò la sua carriera come allievo di Freud ma ad un certo punto intraprese una propria ricerca che lo portò ad esplorare in profondità la natura della creatività. 

Per Jung, ogni persona creativa è una dualità o una sintesi di attitudini contraddittorie.
 
 Da un lato è un essere umano con una vita personale, dall’altro è un impersonale processo creativo strumento del suo lavoro e ad esso subordinato. 


In quanto essere umano può apparirci dotato di una specifica personalità, tuttavia possiamo comprenderlo nel suo lato artistico solo vagliando i frutti del suo lavoro. 


 
Non possiamo aspettarci che sia lui ad interpretarli, ha già fatto del suo meglio dando loro forma; ogni possibile esegesi va lasciata agli altri e al futuro. 

Per coglierne il significato dobbiamo consentire alla sua opera di plasmarci così come è accaduto a lui, vale a dire dobbiamo consentire alle forze creative di entrare in noi. In questo modo riusciremo a comprendere la natura della sua esperienza. 


 
Constateremo che il suo operato ha influito sulle capacità di guarigione e di redenzione della psiche collettiva, che è riuscito a penetrare la Matrix della vita: questa grande membrana che tiene assieme tutti gli uomini e impartisce alla loro esistenza un ritmo comune consentendo all’individuo di comunicare i propri sentimenti per tutelare l’integrità umana.
 
 Senza rendersene conto l’artista  recupera e trasmette una conoscenza primordiale che fa parte sia di una visione del mondo superiore, sia  di una via realizzativi o come Jung dice di una  Via di individuazione, ma sostanzialmente un medium un tramite di un sapere antico e mai spento. Per la psicologia analitica l’artista ermetico da forma agli archetipi universali e da voce ad aspetti dell’inconscio collettivo.
 
 
Scultura " Medusa" di A. Iurilli DUhamel


 

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